Il tema della flat tax è tornato alla ribalta proprio durante l’ultima campagna elettorale del 2022. È stato discusso dai media italiani molte volte negli ultimi 20 anni, vi ricordate già agli inizi del 2004, durante uno dei governi Berlusconi, la proposta della flat tax.
E’ un argomento che presente molte controversie e infinitamente discussa una sua potenziale esecuzione, ma alla fine quali sono i pro e i contro di una tassa unica?
Cos’è la flat tax
Attualmente in Italia abbiamo in vigore un sistema progressivo e basato sugli scaglioni IRPEF. Questo vuol dire che un contribuente paga le tasse in base alla propria fascia di reddito. Le aliquote IRPEF sono:
- 23% per i redditi fino a 15.000 €
- 25% per i redditi fino a 28.000 €
- 35% per i redditi fino a 50.000 €
- 43% per i redditi superiori a 50.000 €
Ad esempio, un lavoratore dipendente che guadagna annualmente 21.000 € ricadrà, con il suo reddito, nei primi due scaglioni: questo significa che su 15.000 € dei 21.000 € guadagnati pagherà il 23% di imposte, mentre sull’eccedenza (6.000 €) pagherà il 25%.
Un imprenditore o una partita IVA che ha effettuato vendite per un totale di 65.000 €, invece, appartenendo alla fascia più alta, quella dei redditi oltre i 50.000 €, a fine anno vedrà il suo reddito rientrare in tutti e quattro gli scaglioni e pagherà imposte in misura diversa per ciascuno scaglione: sui “primi” 15.000 € pagherà il 23%, sull’eccedenza fino a 28.000 € pagherà il 25%, sull’ulteriore eccedenza fino a 50.000 € pagherà il 35% e per tutta l’ulteriore eccedenza pagherà il 43%.
La situazione ovviamente cambierebbe in un regime di flat tax dove questi due contribuenti verrebbero tassati con la stessa aliquota ed esisterebbe un solo scaglione. Come già detto la flat tax è una percentuale fissa e uguale di prelievo che non muta a seconda del guadagno annuale di un contribuente. Se vogliamo fare la traduzione letterale dall’inglese la possiamo definire come una “tassa piatta”, perché appunto “appiattisce” la progressività dell’imposta dovuta e la rende uguale per tutti. Questo vuol dire che, in un regime di flat tax, tutti pagano la stessa percentuale sul proprio reddito, indipendentemente da quanto guadagnano.
I paesi con la flat tax
La flat tax è stata testata e utilizzata in diversi Paesi. In alcuni è ancora in uso, tra i quali:
Un punto importante assolutamente da evidenziare è che molti dei paesi in cui è presente la flat tax offrono standard di vita più bassi. Infatti uno dei benefici più auspicati dall’utilizzo dell’aliquota unica, infatti, è la crescita del ceto medio e dello sviluppo imprenditoriale. La Russia, ad esempio, con l’introduzione della flat tax ha potuto registrare una crescita media del 6,6% e un aumento delle entrate di circa il 5% del PIL nel primo decennio di utilizzo 2001-2008 (fonte: Sole 24 Ore). La Slovacchia, invece (non presente nella tabella), dopo aver introdotto la flat tax al19%, l’ha rimossa dopo appena 9 anni in quanto ha prodotto alcun cambiamento nel gettito fiscale del Paese.
Il caso della Groenlandia, invece, è molto particolare in quanto possiede una flat tax tra le più alte al mondo che va a coprire una serie di benefit sociali all’avanguardia, pari a quelli dei paesi scandinavi.
Flat tax: i pro
Chi propone la flat tax sostiene non solo che si tratta di un ottimo modo per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e per semplificare il sistema fiscale, ma che questo tipo di imposizione fiscale potrebbe anche aiutare il recupero del sommerso nella lotta all’evasione: perfino i grandi evasori sarebbero spinti a pagare le tasse se l’aliquota fosse per loro conveniente.
Inoltre, non esigere alte imposte dalle categorie più abbienti le incentiva a rimanere, a spendere soldi e investire nel Paese, nonché ad evitare di ricorrere a paradisi fiscali per mettere al sicuro i propri risparmi. Questo aumenterebbe il gettito fiscale, portando miglioramenti all’economia del Paese.
Flat tax: i contro
La grande maggioranza dei paesi del primo mondo utilizza il sistema progressivo, nel quale chi guadagna di meno, paga di meno e chi guadagna di più, paga di più, secondo una progressione più che proporzionale. Questo perché viene dato per scontato che coloro che dispongono di uno stipendio ridotto sono costretti a spenderlo quasi tutto per i bisogni di base, come cibo e affitto. D’altra parte, chi gode di un reddito maggiore difficilmente non è in grado di mettere via qualcosa a fine mese, per questo motivo riesce a pagare più tasse.
I detrattori della flat tax sostengono dunque che tassare tutti nello stesso modo, ricchi e poveri, non sia affatto equo, in quanto andrebbe a colpire soprattutto le fasce più povere della popolazione. Infatti, l’aliquota unica avvantaggerebbe soprattutto i contribuenti con un reddito più alto, rendendo il sistema di imposte non equo per chi ha invece entrate inferiori.
La flat tax per le partite IVA
La flat tax non interessa le partite IVA in regime ordinario, che vengono tassate seguendo il principio dello scaglionamento IRPEF. Diverso il discorso per chi possiede o decide di aprire una partita IVA in regime forfettario. In questo caso, esistono due tipi di imposte uniche applicate al reddito:
- 5% per le nuove attività (per i primi 5 anni)
- 15% per le attività già aperte (dopo i primi 5 anni)
Questi valori dipendono dalle condizioni necessarie per la sussistenza del regime forfettario, ovvero vengono applicati a tutti i redditi fino ad un tetto massimo di 65.000 €. Ciò significa che un libero professionista che guadagna 15.000 € al mese e un altro che ne guadagna 40.000 sono sottoposti alla stessa aliquota e vengono quindi tassati allo stesso modo.